Pane al pane e vino al
vino: le parole danno forma alle cose
(di Giuseppa Ripa)
Il primo
incontro culturale di ALCHIMIE, associazione socio-culturale di
nuova costituzione, svoltosi sabato 12 marzo 2011, ha avuto come
tema: Pane al pane, vino al vino.
Relatore il prof.
Antonino Cusumano, autore dell’omonimo saggio pubblicato sulla
rivista Archivio Antropologico Mediterraneo.
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Il prof.
Cusumano, che collabora con la Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università di Palermo dove insegna presso il Corso di
Laurea in Beni demoetnoantropologici, nella sua conversazione ha
saputo intrattenere il numeroso e attento pubblico presente con
un'ampia argomentazione sul valore e sul potere delle parole e
sul fenomeno oggi quanto mai diffuso della loro spregiudicata
manomissione e manipolazione.
«La lingua
che adoperiamo è una spia implacabile del nostro tempo, una
cartina di tornasole del nostro stile di vita»: così ha esordito
il Professore. La parola crea, dà forma alle cose. Si può dire
che tutto ciò che sappiamo, che elaboriamo e che esiste, vive ed
esiste per mezzo della parola. Per distinguere e percepire le
cose create, l’uomo dà il nome alle cose, e le cose esistono
perché ad esse è attribuito un nome. Ovviamente, ne deriva che
c’è un rapporto ben preciso tra lingua e società, tra la
capacità di padroneggiare la lingua e la possibilità di
partecipare alla vita sociale e civile.
Purtroppo viviamo un momento storico che ci impone una
sciatteria ed una approssimazione culturale dovute al generale
impoverimento delle nostre facoltà linguistiche: le parole, a
volte, sembrano stridere tra loro come i colori dissonanti di
un quadro astratto e non sembrano avere un comprensibile ordine
sintattico. Poiché le parole sono “le cose” e poiché esiste un
rapporto ben preciso tra il grado di sviluppo di una democrazia
e lo stato di salute delle parole, quando le parole si
impoveriscono, si inaridiscono, s’impoverisce e si inaridisce
anche la qualità della vita pubblica, della nostra stessa
democrazia.
Le parole
possono liberare ma possono anche soggiogare (due esempi
eclatanti: la lotta a Salman Rashdie per i suoi “Versi satanici”
e a Roberto Saviano per la sua denuncia contro la camorra). Le
parole possono ferire, ma anche lenire. Possono fare trionfare
la verità o la menzogna. Le parole creano. Danno forza alle
cose: nel mondo biblico Dio crea le cose attraverso le parole.
Il prof. Cusumano ha poi chiarito il senso dell’espressione
«Pane al pane e vino al vino». Sono parole fondamentali, dotate
di una potente carica semantica, utilizzate come metafore e
figure letterarie, come modelli delle verità più immediate, dei
significati più profondi e più elementari. Per il fatto di
essere tra i più antichi segni umani della terra, il pane e il
vino diventano simboli della nostra stessa identità. Lo studioso
ha spiegato come questi frutti di una storia e di una cultura
millenaria siano congiunti alla radice sia sul piano alimentare
che su quello linguistico e ha riportato ampie e interessanti
esemplificazioni documentate nella letteratura orale e popolare
e nei riti e negli usi tradizionali.
Per tutto questo, - ha concluso il relatore - diciamo ancora
«pane al pane e vino al vino», per chiamare le cose con il loro
nome, per restituire, in un tempo difficile e confuso,
significato e valore alle parole, per ritrovare il senso vero e
profondo della realtà che rischiamo di perdere, abbagliati dallo
sfavillio dell’effimero che oggi abita le nostre vite. |