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ELEVEN - di Giuseppa Ripa

            (Continuazione)

            Nel pomeriggio, una prima escursione per la città col 47 del servizio pubblico; riuscirono a farsi un’idea degli spazi e degli edifici più belli della città nordica che, coi suoi innumerevoli edifici Art Nouveau, non ha paragoni al mondo. A sera tornarono in taxi. I 29 euro pagati per tornare in albergo sembrarono un po’ tanti a Vittorio, sempre molto attento alle spese; ma non proferì parola. Silvano aveva la cassa comune e non si era lamentato minimamente del costo della corsa che, per una città come Riga, a parere di Vittorio era un po’ esoso.

            Il giorno successivo la città offrì agli occhi dei due turisti tutta la sua magnificenza. Non a torto, pensò Vittorio, veniva chiamata la Parigi del nord. Sotto un timido, pallido sole di inizio novembre, il clima era reso frizzante dalla gelida aria che soffiava da nord; per fortuna la mancanza di precipitazioni piovose o nevose rendeva la vacanza più fruibile.

            — Silvano, che ne dici di andare al Casinò?

            — Vittorio, non mi è mai piaciuto rischiare ad un Casinò.

            — Eccolo, lui! Sempre così morigerato, sobrio, contenuto. Ma per una volta almeno, rilassati!! Fa’ qualcosa di spropositato e di inusitato. Prenditi una sbornia, azzarda alla roulette, vai a puttane, prova il parapendio, fa’ bungy jumping, sali su una mongolfiera! Una volta, nella tua vita!

            E con un tono di incoraggiamento incalzò:

             — Dai, dai, dobbiamo andare subito a giocare al Casinò. E non bofonchiare. Al Casinò, ho detto!

            — Stamattina?

            — Assolutamente sì!

            — E perché proprio di mattina?

            — Ascolta: da quando siamo partiti sono peseguitato dal numero undici. Rammenti che in aereo ero al posto 22? Doppio di 11! E l’hostess mi portò accanto a te. E dove mi ritrovo? All’11, A. La mia camera d’albergo che numero è? 119, cioè un 11 iniziale e 11 è la somma delle tre cifre. E il numero del bus hop-on hop-off di ieri? 47: somma le due cifre e cosa ottieni? Quanto hai pagato il tassista ieri sera? 29 euro, e la somma è sempre 11!

            — Vittorio, hai davvero una fervida fantasia.

            — Fantasia? No, è realtà! In che mese siamo? Novembre, l’undicesimo mese! E oggi che giorno è? 11! Da quanti anni lavoriamo per l’azienda? Tra poco finiremo il nostro undicesimo anno. E ieri sera, manco a farlo apposta, arrivato in camera che ti vedo in TV? Ocean’s Eleven!

            Vittorio continuò con un’aria che non ammetteva repliche:

            — Troppi segni premonitori. Oggi giocheremo al Casinò. E alle ore 11.11 esatte punterò 1.100 euro sul numero 11!

            Millecento euro costituivano quasi l’intera somma destinata alle spese comuni. A Silvano non andava giù di rischiare tutto su un numero e cercava ogni possibile soluzione per distogliere l’amico dall’idea espressa.

            — Beh, anziché giocare tutto su un numero secco, potresti provare Black Jack. Anche lì l’11 è vincita. E avresti più possibilità di vittoria.

            — No, no. Black Jack ha a che fare con le carte; devi prendere delle decisioni, sei legato anche a scelte altrui. No, no. Niente da fare. 11 secco alla roulette, alle ore 11.11.

            Disse tutto con tale fermezza che a Silvano venne davvero difficile smontare l’amico.

            — Dai, dai, svelto! Dobbiamo andare in taxi se vogliamo essere in tempo per giocare. Non possiamo prendere i mezzi pubblici. Stamattina – hai sentito? – sono in sciopero gli operatori. Un ritardo sarebbe fatale.

            Il 3152 arrivò pressoché immediatamente e i due si avviarono al Casinò dello Sheraton.

            — Silvano, taxi 3152. Cosa ti dice questo numero? Prova a sommare le cifre! E poi mi vuoi dire che non devo credere ai segni?

            Dopo pochi minuti erano già pronti, accanto al tavolo della roulette. Anzi, ai due tavoli attigui. Fiche in mano, Vittorio era pronto a puntare sull’11 al primo tavolo dei due che si fosse liberato per le 11.11.

            Il momento tanto atteso arrivò. Trepidazione e ansia erano molto visibili sul viso di entrambi e Vittorio non poteva tenere a freno il tremore del mento e del labbro inferiore. Gli occhi puntati sulla pallina dopo che il croupier fermò le puntate col rituale: Les jeux son faits; rien ne va plus. Pochi secondi di tensione e la pallina rallentò la corsa. Vittorio chiuse gli occhi; sentì il tonfo della pallina nel settore numerico segnato dalla fortuna. La ruota fermò il suo giro e poi le parole del croupier:

            Onze, noir, impair, manque.

            Vittorio assaporò il bacio della fortuna e sentì le labbra della Dea bendata poggiarsi sulla sua fronte madida di sudore. A stento frenò il suo entusiasmo. Con movimenti gelidi, ma avidi, raccolse i 38.500 euro in fiche, si avviò lesto alla cassa e poi fu una volata verso l’uscita. Ce l’aveva fatta! Ora poteva gridarlo ai quattro venti. La sua euforia non aveva più freni inibitori. Regalò un centone al busker che si esibiva accanto all’ingresso del Casinò; depositò un’altra banconota nel taschino del concierge dello Sheraton. Si avviò alla fermata del bus, distribuì altre banconote ai tre bimbi di una giovane mamma in attesa e subito dopo visionò l’orario del bus che li avrebbe ricondotti al loro albergo.

            — Peccato, è passato da qualche minuto – disse a Vittorio che, in tutto quel frangente, aveva seguito, anzi inseguito l’amico nelle sue evoluzioni di irrefrenabile felicità.

            — No, non possiamo attendere.

            La frenesia di Vittorio era incontenibile. Un repentino dietrofront; un salto giù dal marciapiede per richiamare l’attenzione del taxi nella corsia di fronte e… Silvano si voltò di scatto udendo la frenata, lo scontro e poi il tonfo. A una spanna dal corpo inanime di Vittorio, il 74 coi suoi 11 minuti di ritardo.